Edificio d’abitazione, Termini di Sorrento
Termini di Sorrento (SA) - 1964Architettura: Bruno Morassutti
Mestre (VE) – 1962
Architettura: Angelo Mangiarotti
Strutture: Aldo Favini
Impresa: ENNIO FRISERIO, Conegliano Veneto
Committente: BIRRA PORETTI S.p.A.
Due moduli di magazzino costituiti da copertura a piastra di 22 x 22 metri, formata da elementi prefabbricati a T di 22 x 2,75 m, da accostare e precomprimere per l’assemblaggio.
Schema statico
Piastra su quattro appoggi.
«… La piastra di copertura si appoggia su quattro colonne troncoconiche cave del diametro variabile da 50 a 70 cm. Una coppia di pilastri è solidale alla struttura mediante i pluviali di acciaio del diametro di 10 cm, mentre l’altra coppia di pilastri è resa completamente indipendente dalla copertura mediante appoggi di gomma al neoprene. La struttura quindi risulta staticamente una trave semplicemente appoggiata sui pilastri, con luce interna di 13,75 m e due sbalzi di m 4,12 ciascuno. I conci prefabbricati della copertura vengono posti in opera su un’armatura provvisoria costruita sui due allineamenti dei pilastri. Quindi vengono infilati negli appositi vani i cavi per la precompressione e vengono sigillati i conci con malta di cemento lungo il contatto delle solettíne di copertura e nei giunti corrispondenti alle travi principali. Successivamente avviene l’operazione di tesatura contemporanea delle due travi principali e infine l’iniezione dei cavi e il disarmo».
Da A.I.T.E.C., 1966.
«… A pochi anni di distanza dal progetto delle strutture della chiesa di Baranzate, l’arch. Angelo Mangiarotti mi invitò a progettare una struttura per l’edificio industriale all’oggetto su un’area di m 22 x 22, che venne poi realizzata dal maggio al luglio 1962 e presentata al V Congresso Internazionale del precompresso a Parigi nello stesso anno.
Ritornando col pensiero alla chiesa di Baranzate, ho riflettuto che avevo progettato una struttura di tipo classico, e cioè nulla di nuovo. Esattamente quattro pilastri, due travi principali, cinque secondarie e dei tegoli di completamento… Mi sono allora posto il problema di studiare un solo elemento base che comprendesse la trave principale, quelle secondarie e il tegolo di completamento. Dopo varie soluzioni quella prescelta è stata la frantumazione a conci della trave principale per una lunghezza di m 2,725 + 2,5 cm = m 2,75. L’intervallo di cm 2,5 serviva a sigillare e a completare la soletta di copertura. Detta soletta dello spessore di cm 8/12 aveva al centro una scanalatura per la tenuta del getto di sutura… La trave secondaria con due sbalzi di 8 metri e interspazio tra i pilastri di 4 metri è stata volutamente progettata in cemento armato ordinario perché gli eventuali cavi di precompressione con le loro guaine avrebbero creato problemi all’incrocio tra quelle della trave secondaria e quelle a loro perpendicolari della trave principale. Le travi secondarie in c.a. ordinario in numero di 16 hanno avuto tutto il tempo per una prima stagionatura (circa 30 gg.). Lo sbalzo della trave secondaria è stato progettato volutamente elevato (m 8) rispetto alla campata centrale perché si voleva un momento negativo per tutta la lunghezza dell’elemento prefabbricato al fine di portare l’armatura lenta nella parte superiore della trave stessa. La particolare forma trapezoidale dell’anima della sezione trasversale della trave è una necessità statica, più che un desiderio architettonico, poiché le tensioni di compressione sono solo nella parte inferiore per tutta la lunghezza della trave e crescevano notevolmente con l’aumentare dello sbalzo (al quadrato). Naturalmente l’ingrossamento, mantenendo la sezione cava, riguardava solo la traversa inferiore. La sezione a T è composta da un’ala dello spessore variabile da 8 a 12 cm… Il progetto della trave principale ha avuto una particolare attenzione perché era l’elemento portante di tutta la struttura. Contrariamente a quanto fatto nelle travi secondarie della chiesa di Baranzate, la posizione dei pilastri è tale che il momento flettente positivo è quasi il doppio di quello negativo, al fine di portare i cavi di precompressione il più possibile nella parte inferiore della trave stessa affinché non si incrocino con quelli superiori della trave secondaria. Particolare attenzione è stata posta nella testata dei giunti della trave principale per sfuggire agli sforzi di scorrimento verticale degli elementi prefabbricati. Le pareti dei giunti sono infatti seghettate, quasi che a partire dagli appoggi i conci si appoggiassero uno sopra l’altro tramite il getto di completamento. La tesatura dei cavi (sistema Favini) è stata fatta nelle due travi principali in contemporanea, per non creare sforzi di torsione complanari nel solaio…».
AF 2004.
Pubblicazioni
• Struttura per un capannone, in “Domus”, n. 392, luglio 1962;
• D. Bona, Mangiarotti, un esempio di metodo e di figuratività, in “Casabella”, n. 302, febbraio 1966;
• Magazzino di deposito Birra Poretti a Mestre, in “Atti del V Congresso Internazionale del Precompresso (F.I.P.), Parigi 1966, A.N.I.C.A.P., Realizzazioni italiane in cemento armato precompresso 1962-1966”, edito a cura dell’A.I.T.E.C., 1966;
• F. Zago, Edificio ad uso deposito a Mestre, in F.Z., Il cemento armato precompresso in architettura, Edizione Cluva, Venezia 1969;
• AF, Esperienze progettuali e loro discussione in relazione ai dettati della nuova norma, in “Atti del Convegno C.T.E.” del 29 giugno 1988. La nuova normativa delle costruzioni prefabbricate. Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 106 del 7 maggio 1988, Serie generale, Collegio dei Tecnici della Industrializzazione edilizia;
• Guido Nardi, Angelo Mangiarotti, Maggioli Editore, Rimini 1997.